giovedì 20 giugno 2024

 

L’amico d’infanzia



L'amico d'infanzia del motociclista che aveva perso la vita nel pauroso incidente in prossimità di R. e del quale i quotidiani locali per giorni avevano dato ampio risalto, apprese la notizia dalla viva voce di una comune amica soltanto tre mesi più tardi. La comune amica non mancò di descrivere in maniera dettagliata tanto la dinamica dell'incidente, quanto il particolare raccapricciante della testa che, staccatasi dal tronco a causa dell'impatto, aveva terminato il suo volo tra le acque del golfo da dove venne ripescata soltanto tre giorni più tardi. La notizia lo sconvolse a tal punto da non riuscire a restare in piedi e si vide costretto ad appoggiarsi al bancone del bar nel quale casualmente aveva incontrato la donna. L'amico sfracellatosi era stato per lui, nel periodo della prima infanzia e poi via via negli anni successivi, quasi un fratello, anche se in seguito, come spesso accade, le loro strade si erano divise e i loro incontri, le loro, come le definivano, rimpatriate, si erano ridotte progressivamente fino a sparire quasi del tutto. Riavutosi dalla prima dolorosa sensazione di gelo che la notizia datagli a bruciapelo gli aveva causato, riferì alla comune amica che la settimana successiva, dal momento che per motivi di lavoro si sarebbe trovato a passare proprio dalle parti di R., dove la famiglia aveva voluto seppellire il loro amico, non avrebbe assolutamente mancato di recarsi al cimitero.

Arrivato nei pressi di R, dopo aver reso omaggio all'amico sepolto, colto da curiosità, volle sapere con esattezza dove l'incidente fosse avvenuto e si diresse verso l'unico bar del paese, fonte sicura, si disse, di informazioni e notizie, ma i pochi avventori, che dell'incidente rammentavano con precisione soltanto il particolare raccappricciante della testa volata nelle acque del golfo, non seppero indicargli che una vaga e imprecisa zona della strada costiera a qualche chilometro di distanza, non mancando però di fargli presente che sicuramente sul luogo del tragico fatto ci sarebbe stato senza dubbio un mazzo di fiori di plastica depositato dalla madre in lacrime.

Dopo un'inutile ricerca e lunghe riflessioni sulla caducità dell'esistenza umana, l'amico d'infanzia del motociclista che aveva perso la vita, desistette ripromettendosi di tornare di lì a qualche mese, dove avrebbe certamente avuto più fortuna, sapendo per certo che nel tardo autunno soltanto i fiori di plastica non marciscono, nè lì, in quella che fieramente veniva definita dagli abitanti del posto "Riviera Fiorita", nè altrove.

 Diego Kriscak