lunedì 27 gennaio 2014

bambini a Trieste negli anni sessanta

Si sa bene questo. Tanto da diventare un luogo comune. La Storia la scrivono sempre i vincitori. O chi detiene il potere, aggiungo io. Tanto che l'Italia, sconfitta nella seconda guerra, ma al di qua della cortina di ferro, ha potuto togliersi lo sfizio, quasi fosse una potenza vincitrice, di raccontarcela a suo piacimento, la Storia. A cominciare dalla sconfitta, che osservata da una prospettiva sfalsata, è diventata una Vittoria. La Vittoria delle forze democratiche! Insomma, nessuna sconfitta. Unico perdente? Mussolini e tutti i suoi, chiamiamoli così, più stretti collaboratori. Forte di questa patente di Stato democratico e con le spalle protette dalle forze realmente vincitrici, ecco che finalmente l'Italia ci racconta la Storia delle nostre terre. La Vera Storia, si badi bene! Mica quella sfalsata che i tanti nonni Frane davanti al loro bicchiere di rosso, andavano blaterando a Pasqua o a Natale nelle loro casetta di Koloncovec, o a San Giacomo. Non importa. Scherziamo? Quelle erano solo chiacchiere, appunto, di uomini senza cultura, di contadini, artigiani, operai. Persone che appartenevano a un altro mondo. Fantasmi sopravvissuti. Fantasmi gialloneri. Ancora tra di noi alla ricerca della propria anima, prima di sparire definitivamente dalle nostre vite e dai nostri ricordi. E la lenta triturazione dei nostri cervelli inizia così già nei primi anni di vita. Dev'essere un lavoro sistematico, costante. Guai a cedere. C'è il rischio che si possano innescare pericolosi sussulti di coscienza. Il dubbio, quando si insinua pericolosamente dentro di noi... e chi lo ferma più? Una serpe pericolosa, il dubbio. Può spalancare le porte alla negazione e di fronte alla negazione non c'è propaganda che tenga. Quindi, forza con il lavoro. Dateci dentro, insegnanti, mi raccomando, il compito più duro sarà il vostro. E quindi... celebrare gli eroi del 15-18. e i ragazzi del '99. E quindi... canti patriottici in piedi, sull'attenti, prima della campanella. 'Sti bambini, devono imparare la canzone del Piave a memoria. Non ci sono scuse. Dai, che poi la canteremo alla festa dell'Arma! E poi giù aranciata per tutti! E anche il nostro adorato Inno, mi raccomando! Tutto purché gli strani nodi allo stomaco che possono prendere si sciolgano in fretta. Siamo Italiani, capite bambini? E dannatamente fieri di esserlo! Questa terra, per la riconquista della quale tanto sangue è stato versato, è orgogliosa di voi. Il Tricolore sui vostri volti vi donerà un'aura di bellezza unica e inimitabile. Bambini, siate fieri della vostra Patria!


E poi, giusto qualche anno dopo, improvviso il dubbio. Trovarsi quasi senza rendersene conto, adolescenti sul filo teso, tra una patria inventata e la realtà di un'identità scomparsa, che affiora a tratti dalla memoria, dai racconti dei tanti Frane di Koloncovec. E chiedersi che faccia avesse il nonno sepolto in Galizia e perché la guerra qui da noi comincia nel '14 e scoprire l'esistenza del sistematico lavoro di riduzione dei cognomi originari nel triste ventennio, nel maledetto ventennio. E capire che è tutto una bufala, che tutto ciò in cui avevi creduto e che tanto meschinamente ti era stato piantato nel tenero fragile cervello di bambino si poggiava sul niente. Ti casca un mondo, poco da fare. E da questo allo risvegliarsi con una nuova coscienza il passo è breve. E allora via a documentarsi, a studiare la storia, a capire, o perlomeno a provare a farlo. Scoprire che Trieste fino a Maria Teresa era poco più di un villaggio di pescatori e che l'invenzione di un Porto Franco è stata la geniale molla della trasformazione. E scoprire ancora che gli sloveni sono qui da sempre e che nessuna mano divina li ha calati improvvisamente dall'alto. E scoprire ancora che le tue radici affondano nei boschi della Slovacchia e dai colli dell'Istria e dalla pianure della Slovenia e dalle coste dell'Italia. E improvvisamente rendersi conto che la tua identità, le tue radici, ti vengono negate e il tricolore diventa solo un accostamento cromatico e niente più. Convivere con la mancanza d'identità. Per anni l'ho fatto e il senso di vuoto che l'accompagnava ha segnato profondamente quello che io sono oggi. Un triestino. Un triestino e basta. Finalmente in pace con me stesso.


Jakob K.

sabato 18 gennaio 2014

 Fantasmi


Abbiamo un problema. Si aggira dalle nostre parti un piccolo fastidioso fantasma importato. Niente a che vedere con nobili guerrieri armaturati uccisi a tradimento che vagano senza pace in castelli semidiroccati o al comando di misteriosi vascelli volanti. Potenti ispiratori di cantori e musici che narrano le loro eroiche gesta e le perpetuano negli anni. Macché. Molto più umilmente il nostro personalissimo fantasmino importato zompetta da un cervello all'altro senza sosta. Ogni occasione può essere quella giusta. Compare nelle ricorrenze, si nasconde dietro ai monumenti, ai cippi funerari, nelle sottane di vescovi e cardinali, nelle tasche di sindaci e assessori e consiglieri comunali. Di ministri e presidenti regionali. Nelle cartelle degli insegnanti, tra le pagine di ignobili libri e negli spartiti di canti che continuano a essere cantati proprio per la melliflua e deleteria presenza del nostro fantasmino. Che mica vuole andarsene. Si aggrappa, lui, con unghie e denti ai fogli ingialliti, alle fodere degli abiti da cerimonia civili, militari e talari. Alle rocce carsiche epigrafate. Un po' segnato dal tempo, il nostro fantasmino, poco da fare. Centocinquant'anni scarsi e a dir la verità portati mica tanto bene. Un'inezia se paragonato al padre di Amleto o all'Olandese Volante. Ma loro resistono alle cosiddete ingiurie del tempo proprio perché avvolti nel manto della fiera nobiltà. Il nostro non è per niente nobile. Avvolto in uno strano tricolore, ricorda nel suo aspetto reale piuttosto un ghiacciolo multigusto dotato di coda e zampette e incisivi giallastri. Questo per chi ha avuto la fortuna di scorgerlo, magari solo per qualche breve istante. Per gli altri ha la maledizione dell'invisibilità. E questo che ci ha sempre fregato, a noi, agli altri. Chi ha avuto la fortuna di vederlo, magari di toccarlo, ne è immune. Vaccinato a vita. Si nutre, il codato ghiacciolo tricolore, di sentimenti importanti, come il senso dell'onore, quello della fedeltà, quello dell'amor patrio. Li divora, questi antichi nobili sentimenti, li mastica voracemente e poi se ne libera con uno sputo per passare alla vittima successiva. Come per tutti, però, il tempo corre rapido e non concede nulla. Sta invecchiando in fretta il nostro fantasmino, decrepita ogni giorno in maniera sempre più evidente. Gli manca la materia prima, è chiaro. Non ha di che nutrirsi e a meno che non cominci a masticare se stesso, sparirà in breve tempo. La realtà inizia a farsi largo tra la follia maleodorante della retorica nazionalista. Tra le chiusure di un mondo morto e sepolto che solo qui da noi poteva ancora sopravvivere, in questi ultimi sussulti deleteri di razzismo stupido e privo di senso. Solo in queste terre, testimoni di convivenze centenarie e fruttuose sotto tutti i punti di vista, economico certo, ma anche culturale, ma anche artistico, ma anche sociale, si poteva aggirare il nostro fantasmino importato, abbarbicato a chi non ha ancora la capacità di intuire che la terra che gli si sta sgretolando sotto ai piedi non apre la strada a un baratro, ma a un morbido sentiero erboso. Ma come dicevo, è destinato a una veloce dipartita, il nostro fantasmino, e quando anche l'ultimo pasto sarà digerito e il cibo retorico scarseggerà fino a esaurirsi del tutto, non gli resterà altro che salutare tutti con le sue zampette e nell'ultimo impeto d'orgoglio raccogliere le forze attraversare Piazza Grande e audacemente percorrere a lenti passi il Molo San Carlo e da lì, una volta in punta, gettare uno sguardo nostalgico pieno di rimpianto a occidente e buttarsi a mare.

sabato 4 gennaio 2014

lettera I

 

Qualcuno si riconosce?


più di centomila persone dal 1919 al 1945 nei nostri territori hanno un altro cognome.
si tratta di un etnocidio!

etnocidio Forma di acculturazione forzata, imposta da una società dominante a una più debole, la quale in tal modo vede rapidamente crollare i valori sociali e morali tipici della propria cultura e perde, alla fine, la propria identità e unità
 


Iabiancich, ora Albani
Iacac, ora Giaconi
Iachel, ora Giachelli
Iachich, ora Giacchin
Iachsettig, ora Giacomelli
Iacob, ora Iacobini
Iacomin, ora Giacomini
Iaconcich, ora Giannini
Iaconcig, ora Digiacomo, Giacconi
Iacopich, ora Giacomelli, Iacopi, Iacobini
Iagodnik, ora Giaconi
Iagonic, ora Diego
Iahni, ora Iani
Iaicich, ora Grassi
Iakelic, ora Giachelli
Iaklic, ora Giachelli
Iaklich, ora Di Giacomo
Iacobitsch, ora Iacobini
Iacobovic, ora Giacomini
Iakomin, ora Giacomini
Iakoncich, ora Giacomini
Iakopich, ora Giacomelli, Iacopi, Iacobini
Iaksetic, ora Giassetti
Iaman, ora Giamani
Iamar, ora Ianni
Iamnich, ora Fossati
Iamseg, ora Giannetti, Ianni
Iamsek, ora Giani
Ianac, ora Ianatti
Ianatz, ora Ianatti
Iancar, ora Ianni
Iancic, ora Ianni
Iancovich, ora Gianni, Giannini, Ianni
Ianda, ora D'Andrea
Ianesic, ora Gianetti
Ianesich, ora Gianelli, Gianetti
Ianka, ora Ianni
Iankar, ora Ianni
Iankov, ora Ianni
Iankovic, ora Gianni, Giannini
Ianossevich, ora Giannini
Iansech, ora Giannetti
Iansig, ora Giannini
Ianzhek, ora Lanzi
Iaritz, ora Giarri
Iarz, ora Giazzi
Iasbec, ora Tassini, Tasso
Iasbitz, ora Tassini, Tasso
Iasbiz, ora Tassini, Tasso
Iaschi, ora Giaschi
Iaut, ora Giotti
Iavernik, ora Iavorai
Iavorsek, ora Aceri
Iazbec, ora Tassini
Iazhizh, ora Giassi
Iedreicic, ora Federici
Iedrejcic, ora Andreini
Iedrejcich, ora Federici
Iegonitz, ora Diego
Ielassich, ora Lussi
Iezhizh, ora Giassi
Ielaska, ora Gelassi
Ielen, ora Gellini, Cervi
Ielincic, ora Illeni
Iellen, ora Crvi, Gellini
Iellenich, ora Gellini
Ieller, ora Gelli
Ielletich, ora Gelletti
Iellusic, ora Gelussi-Savini
Iellusig, ora Lussi
Ieloscek, ora Gelosi
Ielusic, ora Gelussi
Ielusich, ora Lussi
Ielussich, ora Gelussi
Iemsek, ora Giani
Iencek, ora Giannelli
Iencich, ora Genzi
Ienko, ora Ienco
Ieranko, ora Gerani
Ierautschitsch, ora Gerani
Ierchic, ora Cerchi
Ierchie, ora Gerini
Ierchig, ora Cerchioli
Iereb, ora Ierro
Iergel, ora Righelli
Ieric, ora Geri, Ierini
Ierich, ora Ierini
Ierig, ora Geri, Gerini
Ierin, ora Gerini
Ierincich, ora Ierini
Ierissovich, ora Gerini
Ierkic, ora Cerchi, Gerini
Ierkich, ora Gerchi
Ierchig, ora Cerchioli
Ierkovic, ora Di Girolamo, Geromini
Ierman, ora Germani
Iermanis, ora Germanis
Iermol, ora Germogli
Ierneicich, ora Bortolotti
Ierousek, ora Gerussi
Ierovschek, ora Lerossi
Ierovsek, ora Gerussi
Ierschan, ora Ersani
Ierschek, ora Gersi
Iersek, ora Gersi
Iersetic, ora Ersetti
Iersetich, ora Resetti
Iersich, ora Ierini
Ieruz, ora Geruzzi
Ierz, ora Ierini
Ies, ora Gessi
Iesirsich, ora Cesiri
Iess, ora Iesi
Iervscek, ora Gessi
Iezersek, ora Iseri
Iglich, ora Dellago
Ilic, ora Illini
Ilich, ora Gigli
Ilincic, ora Linci
Illich, ora Gigli, Gilli
Illincic, ora Illeni, Iellini
Illincich, ora Illini, Illeni
Illincig, ora Illeni
Intihar, ora Inticari
Iogan, ora Gianni
Ionche, ora Giunchi
Iorass, ora Iori
Iordano, ora Giordano
Ipavec, ora Pavesi
Ipavitz, ora Pavisi
Irgel, ora Righelli
Isersich, ora Isersi
Iskra, ora Favilli
Istenich, ora Verità
Iuch, ora Ughi
Iug, ora Meriggi, Ughi
Iugovetz, ora Meriggi, Meriggioli
Iunz, ora Giuni
Iuranig, ora Giorgiani
Iurca, ora Giorgi, Giorgetti
Iurchich, ora Di Giorgio
Iurcic, ora Di Giorgio
Iurcich, ora Di Giorgio
Iuressich, ora Giorgeri
Iuretich, ora Giorgi
Iuretig, ora Giorgetti
Iurettig, ora Giorgetti
Iuriavcich, ora De Giorgi
Iuricic, ora Giorgi, Giorgini
Iuricich, ora Giorgetti, Giorgini
Iurievic, ora Giorgi
Iurincic, ora Giorgini
Iurisevic, ora Giorgi, Giorgini, Giurissini
Iurisevich, ora Digiorgio, Di Giorgio
Iurissevich, ora Digiorgio, Giorgi, Giorgetti, Giorgini
Iurissovich, ora Di Giorgio
Iurizza, ora Giorgi, Giorgetti
Iurjev, ora Giorgi
Iurievic, ora Giorgi
Iuriovich, ora Giorgi
Iurkic, ora Giorgi
Iurkich, ora De Giorgi
Iurkovich, ora Giorgetti
Iurman, ora Ermanni
Iursinovich, ora Zorzini
Iurza, ora Giorgi, Giorgiani
Iust, ora Giusti
Iuettner, ora Giunti
Iuvan, ora Giovannini
Iuvancich, ora Giannini
Iuvansic, ora Digiovanni
Ivacic, ora Giannini
Ivacich, ora Di Giovanni
Ivancic, ora Di Giovanni, Iviani
Ivancich, ora Iviani, De Giovanni, Di Giovanni, Giannini, Giovanelli, Vanzini
Ivanissevich, ora Iviani
Ivanosich, ora Giovannini
Ivanovic, ora Giannelli
Ive, ora Giannini
Ivelja, ora Iveglia
Ivetaz, ora Giannini
Ivulich, ora Ivulli